Hai freddo in casa anche con il termostato a 21 gradi? Ecco l’errore comune che nessuno considera

Hai freddo in casa anche con il termostato a 21 gradi? Ecco l’errore comune che nessuno considera

Lorenzo Fogli

Dicembre 2, 2025

Non è raro entrare in casa, guardare il termostato che segna 21 °C e continuare a sentire freddo: un disagio che spinge molti a innalzare la temperatura, con effetti diretti sulla bolletta. Questa sensazione però non è quasi mai un guasto dell’impianto né soltanto una questione soggettiva: nella maggior parte dei casi il protagonista nascosto è il livello di umidità presente negli ambienti. Capire perché l’aria umida fa percepire temperature più basse è utile per migliorare il comfort senza aumentare i consumi. Chi vive in appartamenti, soprattutto in città, lo nota spesso all’inizio della stagione fredda, quando le piogge e gli sbalzi termici incidono sull’aria interna.

Hai freddo in casa anche con il termostato a 21 gradi? Ecco l’errore comune che nessuno considera
Un termostato digitale mostra 20.1 gradi, con un dito che sembra impostare i comandi. – pardalia.it

La misura da considerare è la umidità relativa, che idealmente dovrebbe oscillare tra il 35% e il 60%. Quando supera questi valori, la pelle non riesce più a utilizzare l’evaporazione del sudore per regolare la temperatura corporea: l’aria satura di vapore ostacola quel processo naturale e si avverte quel fastidioso “freddo umido”. I segnali sono evidenti e quotidiani: finestre appannate al mattino, condensa sui vetri, pareti fredde al tatto. Un dettaglio che molti sottovalutano è che non è solo la temperatura dell’aria a definire il comfort, ma anche la sensazione termica determinata dal microclima domestico.

Questo spiega perché, pur con il termosifone regolato, si percepisca freddo continuo: il corpo reagisce alla combinazione di temperatura e umidità, non al solo valore del termostato. Secondo alcuni studi recenti e i tecnici del settore, intervenire sul grado di umidità è spesso più efficace che aumentare di qualche grado il riscaldamento. Nella vita quotidiana basta saper riconoscere i segnali e adottare misure mirate per ritrovare comfort e contenere i consumi energetici.

Muri freddi, radiazione e le soluzioni pratiche

Le pareti e le superfici giocano un ruolo concreto nella percezione del freddo: un muro umido ha un’inerzia termica diversa rispetto a uno asciutto, si riscalda più lentamente e cede calore più rapidamente. Quando tocchiamo una parete e la sentiamo gelida non è una suggestione: quella superficie emette radiazione fredda che sottrae calore al corpo, rendendo inefficace il solo aumento della temperatura dell’aria. Per questo motivo interventi che migliorano l’isolamento e riducono l’umidità superficiale incidono direttamente sul benessere abitativo.

Le strategie pratiche non sono complicate: una corretta ventilazione quotidiana per ricambiare l’aria, l’uso mirato di deumidificatori dove necessario, e il controllo di ponti termici e infiltrazioni. Un fenomeno che in molte città italiane è più visibile nei palazzi storici con muri spessi e isolamento insufficiente. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto l’aria esterna umida, specialmente nei periodi piovosi, influisca sugli interni.

Intervenire sulle cause significa quindi ridurre la sensazione di freddo senza sprecare energia: monitorare l’umidità con un igrometro, asciugare correttamente gli ambienti umidi dopo cucina e bagno, e valutare lavori mirati per migliorare l’isolamento. Nella pratica quotidiana tanti italiani hanno già notato che piccoli accorgimenti — più aria e meno condensa — cambiano la percezione termica più dell’aumento del riscaldamento. La scena finale è semplice e concreta: una mano che tocca una parete appena asciugata e rileva la differenza, e con essa una bolletta che non sale inutilmente.