Quando dopo esserti lavato i denti noti un sanguinamento lieve, pochi collegano quel segno a qualcosa di più ampio: la carenza di vitamina C. È un dettaglio che molti sottovalutano, eppure può essere il primo campanello d’allarme di un deficit che riguarda pelle, ossa e difese immunitarie. Capire cos’è e come si manifesta aiuta a non trascurare segnali che nella vita quotidiana possono sembrare banali.
Che ruolo ha e perché conta
La vitamina C, nota anche come acido ascorbico, è una sostanza idrosolubile che il corpo umano non produce da sé: va assunta con l’alimentazione. Agisce come antiossidante, proteggendo le cellule dallo stress ossidativo prodotto dai radicali liberi. Un ruolo centrale lo svolge nella sintesi del collagene, la proteina che mantiene integri pelle, ossa, legamenti e vasi sanguigni; senza un apporto adeguato il tessuto connettivo perde tono e resistenza.
La vitamina C interviene anche nel funzionamento del sistema immunitario, favorendo la risposta a infezioni e infiammazioni, e migliora l’assorbimento del ferro da fonti vegetali, elemento cruciale per prevenire l’anemia. Inoltre partecipa al metabolismo di alcuni aminoacidi e alla sintesi di neurotrasmettitori che influenzano tono dell’umore e attenzione.
Un dato pratico: molti alimenti freschi ricchi di vitamina C perdono parte del contenuto con la cottura e l’esposizione all’aria, un dettaglio che molti sottovalutano quando pianificano la dieta. In Italia, dove frutta e verdura di stagione sono a disposizione, il problema tende a emergere più in gruppi specifici: chi salta i pasti, chi consuma molti alimenti ultralavorati o chi fuma.

Come riconoscerla e cosa fare
I segnali di una carenza non si manifestano sempre in modo drammatico, ma sono concreti: stanchezza persistente, pelle secca, e una maggiore tendenza al sanguinamento gengivale o alla formazione di lividi. Dolori articolari e infezioni ricorrenti sono altri segnali che non vanno sottovalutati: un sistema immunitario meno efficiente si traduce in più malanni nel corso dell’anno.
La diagnosi parte dall’anamnesi e dall’esame obiettivo: il medico valuta la dieta e lo stile di vita e, se necessario, richiede un esame del sangue per misurare i livelli plasmatici di vitamina C. Persone a rischio includono chi ha diete povere di frutta e verdura, i fumatori e chi soffre di malassorbimento o malattie croniche.
Per correggere il deficit la priorità è la dieta: agrumi, kiwi, fragole, peperoni, broccoli e spinaci sono fonti naturali importanti. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la qualità e la freschezza degli alimenti contano: più fresca è la frutta, maggiore è il contenuto di vitamina C. Quando l’apporto dietetico non basta, si può ricorrere agli integratori disponibili in compresse, polvere o soluzioni effervescenti, ma è opportuno parlarne con un professionista.
La dose giornaliera raccomandata per gli adulti si aggira intorno ai 75-90 mg, variando per età, condizioni di salute e gravidanza. Un controllo tempestivo impedisce che segnali iniziali degenerino in problemi più gravi: molti italiani che modificano leggermente la dieta notano un miglioramento nella tonicità della pelle e nella frequenza delle infezioni, un risultato concreto che vale la pena osservare.
