Vino, caffè e cioccolato travolti dai cambiamenti climatici: l’allarme che preoccupa il mondo

Vino, caffè e cioccolato travolti dai cambiamenti climatici: l’allarme che preoccupa il mondo

Matteo Casini

Novembre 29, 2025

Una fetta di pane con il cioccolato, il profumo del caffè appena fatto, un calice di rosso a cena: sono piaceri che nascono da filiere delicate. Ma ciò che cresce nelle vigne, nelle piantagioni di caffè e nei boschetti di cacao è sempre più sotto pressione. Uva da vino, caffè e cacao non sono soltanto prodotti alimentari: sono economie locali, tradizioni e lavoro per migliaia di piccoli produttori.

Un recente studio apparso su Environmental Research Letters mette in luce che una soluzione estrema proposta per il clima —l’iniezione di aerosol stratosferico (SAI)— potrebbe non garantire il salvataggio di queste colture. È una questione di equilibrio tra temperatura media, precipitazioni e umidità, fattori che definiscono l’idoneità agricola molto più di un semplice raffreddamento atmosferico.

L’intervento climatico non è una bacchetta magica

La geoingegneria solare, e in particolare l’idea di diffondere aerosol nella stratosfera per riflettere la luce solare, è pensata per frenare il riscaldamento globale. Lo studio ha confrontato due scenari di SAI —detti ARISE-1.0 e ARISE-1.5— mirati a mantenere la temperatura intorno a +1 °C o +1,5 °C rispetto all’epoca preindustriale. L’analisi si è focalizzata sui primi dieci anni di eventuale applicazione, per valutare come cambierebbe l’«idoneità» per colture sensibili.

I risultati mostrano che il raffreddamento da solo non basta. L’idoneità agricola è calcolata con un indice che combina temperatura media, precipitazioni e umidità, e le colture di pregio rispondono in modo complesso a ogni singolo elemento. Anche quando lo SAI stabilizza le temperature, i cambi nei regimi di pioggia o nelle umidità possono annullare i benefici. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio questo: non basta ridurre il calore, serve stabilità nelle precipitazioni.

Da un punto di vista pratico, quindi, la SAI riduce il rischio di ondate di caldo estremo ma può aumentare l’incertezza sulle piogge. Per piante che hanno esigenze molto puntuali, l’effetto netto è altamente variabile e non prevedibile limitandosi a un unico scenario medio.

Variabilità naturale e impatti localizzati

La maggiore fonte di incertezza non è tanto il meccanismo dell’intervento quanto la variabilità climatica naturale. Le simulazioni presentano un’ampia dispersione tra i diversi membri dell’ensemble: ossia, lo stesso intervento può produrre risultati molto diversi a seconda della «realizzazione climatica» che si verifica. In pratica, non è garantito che una regione ne tragga beneficio in tutte le possibili evoluzioni del clima.

Nelle aree vinicole europee, per esempio, emergono effetti controintuitivi. Al sud della Spagna lo SAI può favorire il raggiungimento delle chilling hours necessarie alla vite per interrompere la dormienza, un problema che il solo riscaldamento rischia di aggravare. Chi coltiva lo racconta: in alcune annate la mancanza delle ore fredde anticipa il germogliamento e aumenta la vulnerabilità ai geli tardivi. Il raffreddamento stabilizzato dallo SAI può mitigare questo rischio, ma non ovunque.

Solo in sei delle diciotto regioni analizzate le condizioni di crescita migliorano in modo uniforme per tutte le realizzazioni climatiche con lo SAI. Questo significa che molte aree vedranno benefici in alcuni scenari e svantaggi in altri. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno nelle campagne è proprio la differenza tra anni: un’annata cattiva può vanificare anni buoni per una coltura come la vite.

Vino, caffè e cioccolato travolti dai cambiamenti climatici: l’allarme che preoccupa il mondo
Fave di cacao nelle mani di un coltivatore. La produzione mondiale di cacao è minacciata dai cambiamenti climatici. – pardalia.it

Caffè, cacao e le conseguenze economiche per chi coltiva

Per il caffè in Sudamerica la parola chiave è precipitazioni e disponibilità idrica. Nelle aree chiave come il Brasile orientale, lo SAI non dà un segnale uniforme: in alcune simulazioni migliora la fornitura d’acqua e riduce il rischio di stress idrico, in altre peggiora la probabilità di eventi estremi. Un singolo episodio di gelo può azzerare la produzione annuale; lo SAI può sia attenuare questo pericolo sia, in altri casi, esacerbarlo.

Il cacao, soprattutto in Africa occidentale, è guidato dalle piogge accumulate: più precipitazioni significano maggior rischio di malattie fungine come il marciume nero delle cabosse. In Camerun lo scenario più moderato (ARISE-1.0) evidenzia un aumento degli anni idonei, mentre la massima temperatura non sembra determinare l’idoneità come ci si aspetterebbe. Questo è un aspetto che sfugge a chi vive in città: le malattie delle piante non seguono le stesse logiche delle ondate di calore urbane.

Le implicazioni economiche sono concrete. I mercati, le filiere e le economie locali non possono essere messi «a scommessa» su uno strumento dai risultati così incerti. Per proteggere il lavoro e il reddito di migliaia di produttori servono interventi di adattamento locale: miglioramento delle varietà, sistemi d’irrigazione resiliente, pratiche agroforestali. Il vero dibattito è politico e pratico: vale la pena rischiare patrimoni culturali e economici puntando su una tecnologia che potrebbe portare benefici solo in alcune realizzazioni climatiche? Chi vive nelle regioni agricole osserva già segnali di cambiamento, e molte comunità stanno valutando misure concrete di adattamento per non perdere la loro fonte di reddito.