Un assegno da 3.200 euro che non chiede l’ISEE: così si presenta la nuova misura pensata per alleggerire le spese delle famiglie italiane più esposte. In molte città le coppie che aspettano un bambino o quelle che già gestiscono più figli si trovano a fare i conti con costi immediati — pannolini, visite, adattamenti della casa — e il contributo punta a intervenire proprio su queste voci. Lo schema previsto mira a erogare un singolo sostegno economico, pensato per semplificare l’accesso alle misure di welfare e accelerare l’erogazione.
La misura, indicata come bonus famiglia 2026, prevede l’erogazione di 3.200 euro a categorie specifiche di nuclei familiari. La novità più rilevante è l’assenza dell’obbligo di ISEE: la domanda non richiede questa certificazione, e per questo il percorso amministrativo risulta più snello rispetto ad altre agevolazioni pubbliche. Chi rientra nei criteri non dovrà dunque dimostrare redditi con la stessa documentazione tradizionale, il che dovrebbe velocizzare i tempi di accreditamento.
Il bonus è rivolto in particolare alle famiglie con nuovi nati, a quelle con famiglie con figli disabili e alle famiglie numerose (da regolamento si intendono i nuclei con almeno tre figli). La scelta delle tre categorie nasce dall’obiettivo di indirizzare il sostegno verso chi affronta spese straordinarie o strutturali maggiori: lo raccontano gli operatori sociali che seguono le pratiche nei comuni e le associazioni familiari. Un dettaglio che molti sottovalutano è che il requisito anagrafico e la composizione del nucleo vengono verificati direttamente dagli uffici competenti, senza passaggi supplementari.
Per accedere è comunque richiesto il requisito fondamentale della residenza in Italia e, nel caso dei nuovi nati, la nascita o l’adozione nel periodo indicato dalla misura. Chi ha un figlio con disabilità dovrà poter documentare la condizione con certificazione ufficiale: il procedimento è pensato per essere il più immediato possibile, ma richiede comunque documenti che attestino il requisito specifico.

Come richiedere il sostegno, documenti e scadenze
La domanda per ottenere il contributo va presentata tramite il portale dedicato predisposto dalla pubblica amministrazione. La procedura è descritta come lineare: dopo la registrazione al sito, si compila il modulo online con i dati anagrafici del richiedente e del nucleo familiare, si allegano i documenti richiesti e si invia la richiesta. È prevista una conferma via email o tramite notifica sullo stesso portale, utile per verificare che la domanda sia stata protocollata correttamente.
La documentazione richiesta è volutamente minima per ridurre gli ostacoli all’accesso: il certificato di nascita o il documento di adozione per i nuovi nati, la documentazione attestante la disabilità per i minori interessati e un documento di identità valido del richiedente insieme al codice fiscale. Nei casi di famiglie numerose, la composizione del nucleo familiare può essere verificata con l’autocertificazione integrata dalle banche dati dell’anagrafe. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto questi semplici passaggi possano velocizzare l’istruttoria nelle amministrazioni locali meno affollate.
La finestra per presentare le domande rimane aperta fino al 31 dicembre 2026, ma è consigliabile inoltrare la richiesta quanto prima, perché le risorse potrebbero terminare prima del termine ufficiale. Una volta approvata la domanda, il versamento dovrebbe essere effettuato entro 60 giorni dall’accettazione: questo termine dà un parametro utile per chi vuole pianificare spese immediate legate alla nascita o a cure specifiche.
Per chi presenta la domanda, l’iter rimane monitorabile dal portale: è possibile verificare lo stato della pratica, eventuali richieste di integrazione documentale e la data prevista per l’accredito. Per molte famiglie quei 3.200 euro significano la possibilità di coprire le prime spese di un neonato o offrire un sollievo concreto per chi sostiene costi legati alla disabilità, un effetto tangibile che si percepisce nella vita quotidiana.
